Quando all’avvicinarsi del momento dell’incontro con i docenti, un genitore manifesta sintomi somatici (cefalea, nausea, dolori addominali …) e mette in atto strategie di evitamento, è un chiaro segnale che qualcosa è andato storto nel rapporto scuola-famiglia proprio nel momento meno opportuno, quando invece sarebbe necessario cooperare per aiutare il/la ragazzo/a in difficoltà sugli aspetti scolastici o comportamentali.
Premettendo il fatto che è umano provare sentimenti di maggiore o minore simpatia verso un’altra persona (docente o genitore che sia) e che tutti dovrebbero saper mettersi nei panni dell’altro e comunicare in modo empatico e rispettoso, ecco alcune semplici indicazioni su come non farsi condizionare dai pregiudizi e affrontare nel modo migliore l’ennesimo commento “SuƏ figliƏ non si impegna!”.
Rischi da scongiurare:
- Vivere la difficoltà del/la proprio/a figlio/a come una ferita narcisistica: tuo/a figlio/a è un essere indipendente, non è un tuo prolungamento e il suo bisogno evolutivo è di esser visto/a e di sentirsi accettato/a dal genitore per quello che realmente è, con i suoi limiti e le sue risorse. Un’eccessiva pressione e il peso di aspettative irrealistiche nei suoi confronti, possono avere effetti controproducenti e minare il suo benessere psicologico, soprattutto nel momento in cui arriva a percepire che nutrite un’immagine di “figlio ideale” cui non riesce a corrispondere.
- Mettersi sulla difensiva ed attribuire alla scuola la responsabilità dell’insuccesso del/la figlio/a: prenditi prima del tempo per osservare tuo/a figlio/a nel momento dello studio e dell’esecuzione dei compiti. Potrai raccogliere materiale prezioso, da condividere con la scuola, sulla natura della sua difficoltà.
- Colludere con il pensiero del/la proprio/a figlio/a “il professore che ce l’ha con me!”: un/a ragazzo/a che percepisce che i suoi sforzi non portano a risultati concreti, se non ha ancora raggiunto un pieno sviluppo del pensiero critico e delle capacità riflessive, faticherà a riconoscere e ad attribuire correttamente le cause dell’insuccesso ai diversi fattori in gioco. Va quindi sostenuto/a in questo percorso di maturazione. Mettere a fuoco quali possano essere gli aspetti su cui concentrarsi, lo/a aiuterà a porsi in una posizione di agente attivo del suo cambiamento, sperimentando un senso di maggiore autoefficacia. Ce lo ricorda la teoria sociocognitiva di Bandura (2000): la convinzione della propria capacità di controllare eventi potenzialmente negativi ha un ruolo centrale nell’attivazione o nel controllo positivo dell’ansia.
Atteggiamento da abbracciare:
- Valutare la possibilità di affiancargli/le un tutor o insegnate di ripetizione: avvalersi di professionisti esterni alla famiglia potrà aiutarti a capire di più sulla sua difficoltà in modo indiretto, senza caricare di tensione e stressare il rapporto genitore-figlio.
- Dedicare del tempo di qualità al/la proprio/a figlio/a e mostrare interesse per i suoi stati d’animo e bisogni in relazione alla scuola: fai attenzione ad affrontare l’argomento in un clima di distensione, libero da accuse o giudizi nei suoi confronti. Sarà del tempo speso bene solo se riuscirai ad ascoltare e comprendere il suo vissuto, provando empatia e mostrando vivo interesse per ciò che il ragazzo ha da dire. In questa fase risparmiagli/le consigli su come dovrebbe agire o su cosa è giusto o sbagliato fare, mostrati piuttosto disponibile a ricercare insieme nuove strategie affinché possa vivere più serenamente la scuola. Combinando alcuni tuoi suggerimenti potrebbe riuscire a trovare il metodo di studio a lui/lei più congeniale. Il senso di conquista è tra le forze poderose che possono contribuire a riattivare la motivazione, unitamente al tuo supporto e presenza non giudicante.
- Dare fiducia ai docenti e insieme cercare di capire quali strade possano essere percorribili: se la situazione perdura, in base alle difficoltà mostrate, è possibile che la scuola consigli di intraprendere un percorso di valutazione diagnostica. Se tali difficoltà dovessero essere giustificate da Disturbi Specifici dell’Apprendimento o da Disfunzioni Cognitive, la presenza di una certificazione DSA o di una Diagnosi Funzionale consentirebbe al/la ragazzo/a l’utilizzo di misure dispensative e strumenti compensativi, e alla scuola di attuare una programmazione didattico-educativa appropriata che gli/le permetterà il raggiungimento di obiettivi ben calibrati.
E se è vero che il/la ragazzo/a non si impegna?
Facciamo comunque attenzione! è possibile che alla base di questo atteggiamento ci sia un’impotenza appresa: i ripetuti fallimenti possono aver contribuito a maturare un senso di inadeguatezza e di inutilità dello sforzo. Occorre in questo caso lavorare sul rinforzo della sua autostima, il vero fattore di innesco della forza di volontà.
In ogni caso, è fondamentale che entri in gioco la capacità di genitori e insegnanti di porsi in ascolto e in dialogo con il/la ragazzo/a: tra le condizioni del suo cambiamento vi sono la sensibilità e capacità di riconoscergli/le uno sforzo, per quanto minimo, nella direzione di una progressiva presa di coscienza, attivazione e messa in discussione della propria storia.
Le difficoltà scolastiche possono essere fonte di forti incomprensioni, conflitti e stress nel rapporto genitore-figlio/a. é giusto però ricordarvi che la famiglia non è l’unica istanza responsabile dell’educazione del/la vostro/a figlio/a. Anche la scuola ha a cuore l’interesse del/la vostro/a ragazzo/a e potete fare in modo di non essere soli in questo percorso che accompagna la sua crescita.
Se sei un genitore in difficoltà, scrivici in chat. Il team di Mamachat ti aiuterà a capire a quali professionisti o servizi gratuiti del territorio rivolgerti per trovare supporto e una risposta concreta ai bisogni tuoi o della tua famiglia.
Rossella Morrone – Team di Mamachat
Per approfondire:
Disturbi dell’Apprendimento
https://www.miur.gov.it/web/guest/dsa
https://www.miur.gov.it/web/guest/disturbi-specifici-dell-apprendimento-dsa-
Disabilità
https://www.miur.gov.it/alunni-con-disabilita
https://www.miur.gov.it/web/guest/disabilita
Altri bisogni educativi speciali
https://www.miur.gov.it/altri-bisogni-educativi-speciali-bes-